MOZZO: “L’ATTESA…Questa Notte arriva Santa Lucia.” I ricordi di Luigi Rota


s-lucia

L’ATTESA…Questa Notte arriva Santa Lucia

Gira e rigira siamo arrivati al mese di Dicembre, con tutte le sue feste: il giorno dell’Immacolata, il 13 Santa Lucia, il 25 il Santo Natale seguito da Santo Stefano e la chiusura del mese con San Silvestro. C’è n’è per tutti !…

Santa Lucia, ah… quanto ci ho creduto; contavo i giorni che mancavano alla sua festa. “Mamma cosa mi porterà?”. Lei non dice cosa regala. Coloro che oggi hanno i capelli grigi (o sono calvi) ricordano che allora i nostri genitori non si sbilanciavano con varie promesse… Accadeva assai di frequente che la più generosa delle Sante non tenesse per niente conto dei desideri o richieste formulate nella letterina e decidesse a suo piacere la tipologia e l’entità del regalo. Eppure il poco che arrivava ci riempiva di meraviglia e di gratitudine. Non basta cullarsi sulle onde dei ricordi, spetta a noi adulti tenere viva questa bella tradizione, per fare in modo che anche in futuro i più piccini vivano il fascino di un evento arcano. Lasciamo che i bimbi continuino a fantasticare di un asinello carico di doni, condotto da una bellissima fanciulla. Bella come… non è difficile immaginarlo in questi tempi di Veline; ai nòs-cc tep (ai nostri tempi) Santa Lucia era bella come la ragazza più bella del paese, elevata per un giorno al rango di miss Santa Lucia (o meglio Santa Lössea…)

L’ ATTESA

L’amarcord di uno studioso dell’ottocento

Parla con trasporto nostalgico dell’attesa di S. Lucia anche Antonio Tiraboschi (1838- 1883), il più importante studioso delle tradizioni di casa nostra.

« Chi di noi non ricorda con piacere quel tempo, in cui nella sera della vigilia del giorno di Santa Lucia eravamo condotti dai nostri parenti a vedere quelle due lunghe file di banchetti ricoperti di dolci di mille maniere e quei sacchi ricolmi di noci e di castagne affumicate?…Il venditore di dolci…invita a comperare la sua pasta e il suo zucchero, che ti presenta sotto mille forme e mille colori; anche a lui paghi il tributo, ricordando che a casa ti aspettano i bambini i quali sognano i doni che loro porterà Santa Lucia, poiché si sono addormentati canterellando:

Santa Lössea

Mamma méa

Co la borsa del papà

Santa Lössea la egnerà».

Il Tiraboschi interrompe la narrazione per citare una filastrocca veneta che svela il mistero dietro cui si cela la Santa:« I ragazzi della Venezia e della Dalmazia-precisa-non si mostrano meno scaltriti dei nostri poiché cantano:

«Santa Lucia,mamma pia

Metti un dono in scarpa mia;

se la mamma non lo mette,

restan vuote le scarpette».

SOTTO IL DOMINIO AUSTRIACO A SANTA LUCIA ERA VACANZA

Ancora più interessante è per noi scoprire come vivevano l’arrivo dei regali i bambini di cento e passa anni fa. Ascoltiamo ancora il Tiraboschi:« Alla domane si destano per tempissimo e corrono alla finestra per vedere se le loro scarpette sono state riempite. Riunisconsi poi in capannelli per mostrarsi a vicenda i doni ricevuti, e fanno i loro commenti, i loro confronti e passano un’ assai lieta giornata. Assai lieta una volta perché nel giorno di S. Lucia non si andava alla scuola; ora, che bisogna progredire vi si deve andare anche a patto di occuparvisi dei doni portati da S. Lucia anziché delle lezioni del buon maestro, che forse, quando non lo dica per non parere retrogrado o per risparmiarsi un predicozzo del suo superiore, pensa che converrebbe rispettare quelle costumanze, che possono contribuire a tener vivi gli affetti domestici».

Il patriota Tiraboschi ci fa indirettamente capire che nel periodo della dominazione austriaca non si disprezzavano le tradizioni locali. L’osservazione del noto studioso vale anche per il presente. L’omologazione rischia di affidare al solo Babbo Natale il ruolo di dispensatore di regali, resiste, tutt’al più, la Befana che venne fortemente sponsorizzata nel ventennio fascista.

Speriamo che i burattinai del regalo di massa non riescano a svilire le ricorrenze per lo meno strategiche…Perché, ed è ancora il Tiraboschi a dirlo« il disprezzo del passato, delle tradizioni più casalinghe, è certamente segno della poca cultura di un popolo e potrebbe anche essere annoverato tra le cause dei suoi disastri». Oltre che dispensatrice di doni, la martire siracusana Lucia è ovunque messaggera di luce e simbolo di saggezza. Auguriamoci che abbia in serbo anche per noi «grandi» qualche regalo su misura; soprattutto chiediamole di non farci perdere il lume della ragione:

Santa Lucia che giri col somaro

fammi più saggio,e fa che veda chiaro.

Luigi Rota