Mozzo/Storie: ” in stalla per 4 ciaccole in compagnia…” di Luigi Rota


20120920-113347IN INVERNO SI ANDAVA NELLA STALLA A RIPARARSI DAL FREDDO e…a fare quattro ciacole in compagnia
Da ragazzino nei freddi pomeriggi invernali ero ospite dai miei cuginetti nella loro stalla calda Ci riunivamo in gruppi di quattro ragazzi a fare i compiti. Erano gli anni 1939-40 e frequentavamo la classe terza elementare.- Vorrei ricordare un fatto curioso ma vero. Un giorno Rino, figlio del contadino che ci ospitava, dopo aver terminato il compito, aveva dimenticato la cartella con il sillabario e i quaderni sulla balla di paglia che fungeva da tavolino. Il mattino seguente cerca la cartella per recarsi a scuola e non trovandola al solito posto, si ricorda di averla dimenticata nella stalla. Di corsa va a riprenderla, ma purtroppo la cartella (era di stoffa da mettere a tracolla) con dentro i libri e le matite non c’è più. Guarda un po’ in giro e con raccapriccio la trova per terra tutta mangiucchiata , dentro lo sterco della mucca. Quel mattino , Rino arriva in ritardo a scuola ed è accompagnato dalla mamma che spiega le ragioni di cosa è successo alla signorina maestra. In aula qualcuno non riesce a soffocare le risatine. Ma tutto torna subito alla normalità, quando l’insegnante consegna allo sfortunato Rino un nuovo sillabario e tre quaderni e indica a tre di noi di aiutarlo a ricopiare dai nostri quaderni il lavoro svolto precedentemente sui tre quaderni nuovi dello sfortunato amico. Questo accadeva a Mozzo 75 anni fa, nel “nostro” mondo contadino. Oggi i nostri nipoti, in casa hanno la loro scrivania , il compiuter, lo stereo e tante diavolerie elettroniche.
Nelle case, dopo la povera cena sempre a base di minestra de lard, il camino lentamente si smorzava e quindi, tutti in stalla ove c’era sempre un bel tepore, ma principalmente , perché là c’era la compagnia, la vita. –La stalla era un vero e proprio atelier… Non mancavano le attività lavorative del tipo ricamo, lavoro a maglia da parte delle donne; riparazione di attrezzi , fabbricazione di oggetti di legno da parte degli uomini. Vi era poi il momento ricreativo: si cantava, si raccontavano storie, meglio se terrificanti. Alla Domenica nessuno lavora, gli uomini giocano alle carte, le donne parlano delle loro cose…e la serata si chiude sempre con la recita del Rosario.
OL ROSARE
Avemariastuièsus, santamariastüàmen… e poi le litanie in un latino ancora più improbabile, che rasentava l’improperio nei confronti della Vergine, celebrata come virgo cremìs, turris è brugna, sederis in barca, regina profetaro…. L’onore di intonare il Rosario spettava sempre alla donna più anziana della famiglia, che di solito era la zia pötaègia (nubile). Ella aveva il vezzo di proseguire le successive Ave Maria quando gli altri non erano ancora a metà delle Santa Maria, abbreviando la durata della preghiera, anche se poi questa zia la prolungava con interminabili code di Pater, Ave e Gloria… e per töte i póre anime sante, anime purgante e per töcc i nòs-cc soldàcc che gh’è ‘n guèra, ecc. ecc. con l’aggiunta di preghierine e giaculatorie a non finire, mentre noi aspettavamo con impazienza quel finale Gesù, Giuseppe, Maria, spiri in pace con voi l’anima mia.
IL PROFUMO DELLA NATURA
L’ambiente stalla era intrigante sotto il profilo olfattivo. Non importava nulla se nella stalla c’era odor di vacche e di sterco e se, conseguentemente, i nostri poveri vestiti s’impregnassero di quell’odore; anzi, nemmeno ci accorgevamo di portarcelo in giro, perché tutti ce l’avevano addosso. – Certe sere vi era anche il murùs (fidanzato) della ragazza contadina-Costui sedeva accanto alla murusa ma non troppo vicino. In via di amorosa confidenza ,magari le fa cadere il gomitolo di lana che lei raccoglie arrossendo un poco per il piacere dell’attenzione e per un poco de rispèt (vergogna) e continua a lavorare la maglia più silenziosa del solito. Lui prende parte ai discorsi ma sarà il primo ad andarsene, accompagnato da uno sguardo furtivo dell’innamorata, « Buna nòcc a töcc» (Buona notte a tutti). –Nelle lunghe serate si giocava a Tombola segnando i numeri sulle cartelle con chicchi di grano. Spesso arrivava la nonna col grembiule pieno di castagne bollite o rostite e il nonno con la fiasca del vino nuovo e allora era una cuccagna per tutti…E così passavano i giorni , le settimane…tutti insieme, uomini e bestie- Si sapeva tutto di tutti, si rideva insieme e si piangeva insieme, ed era bello. Al giorno d’oggi la gente non vive più nelle stalle, anzi, le stalle sono quasi tutte sparite e anche le bestie (quelle vere)… Ma non siamo più neanche fratelli e amici come una volta.- Ognuno va per conto suo,ognuno pensa per sé e se ne frega dei malanni degli altri e così quando uno deve gioire, gioisce per metà e quando deve soffrire, soffre il doppio.
Luigi Rota