Mozzo/Storia: “IL LAVATOIO PUBBLICO…” la storia di Luigi Rota


lavatoio 1950 (ok)

IL LAVATOIO PUBBLICO

Nel 1934 il Comune di Mozzo (allora chiamato Curdomo) costruisce un lavatoio pubblico, situato in Piazza Trieste adiacente al cortile delle vecchie scuole (oggi in quella zona c’è l’imbocco di Via Santa Lucia al fianco della Banca). Era un manufatto in cemento armato, all’interno c’erano otto vasche con doppio piano di lavoro, in modo che su ogni vasca potevano lavare due donne (una di fronte all’altra). Le vasche erano alimentate da un enorme serbatoio (sempre in cemento) dalla capacità di cinquanta metri cubi di acqua potabile. All’interno il clima era come essere all’aria aperta, perché non c’erano pareti, ma solo pilastri di sostegno e come porte d’ingresso due cancelli.

Prima di questo evento le nostre “donne” mamme, sorelle che abitavano in Piazza Trieste e le ragazze del cortile della Mola erano costrette a lavare i panni nel torrente Riolo (quando c’era acqua pulita, e d’inverno dovevano rompere il ghiaccio in superficie per lavare i panni e fortunate le donne che avevano il pozzo nel cortile e potevano lavare in casa.)L’Amministrazione Comunale
dell’epoca per venire incontro al disagio di queste ragazze costruì sulla sponda del Riolo vicino alla cascina Mola un lastrone di cemento lungo 4 metri finemente lisciato atto a lavare la biancheria.

In questi giorni, transitando sulla strada detta del “Tombotto” (per chi non lo sapesse sotto il Tombotto scorre il Riolo) ho incontrato una signora che( conosco) di circa 85 anni che scendeva dalla scaletta adiacente alla “stazione ecologica”, ci salutiamo, e parlando del più e del meno mi dice:« Vedi Luigi , in questo posto noi ragazze della Colombera venivamo qui a lavare i panni nel Riolo. I nostri fratelli avevano creato una buca nel torrente togliendo i grossi sassi ricavando uno spazio per poter lavare i panni. Mi ricordo che di primavera lavavo il mantello di mio padre che era di panno pesante e lo sbattevo schiacciandolo sulle pietre per struccarlo,… quanta fatica…. E finalmente ,come scritto all’inizio, nel 34 nasce il lavatoio, oltre ovviamente essere un posto dove si andava per lavare, era anche un punto d’incontro per le ragazze, dove si incontravano e parlavano di tutto: dei “morosi,” delle cose che succedevano in paese, e spesso le sentivi canticchiare quelle canzoncine in voga in quegli anni.
Nel 1950 c’è una bella novità per le “lavandaie”. Il vicino fornaio, trasforma il forno a legna in forno elettrico e sfruttando l’alta temperatura del forno, ricava molta acqua calda per se, e quella in esuberanza viene ceduta a lire 0,20 al secchio alle donne che ne fanno richiesta; inutile dire che le lavandaie erano in prima fila.
All’esterno del lavatoio vi era la fontanella dalla quale le famiglie della piazza e della Mola, attingevano con secchi e damigiane l’acqua per i bisogni familiari, perché a quei tempi pochissimi avevano l’acqua potabile in casa.
Negli anni 1957 con l’arrivo del così detto “boom economico”, anche a Mozzo gli operai iniziano a costruire la loro piccola casa con i servizi e l’acqua potabile, e i più fortunati possedevano le prime lavatrici elettriche , di conseguenza il lavatoio pubblico veniva poco usato. Nel 1961 il lavatoio viene demolito, e proprio da quel luogo inizierà la Via Santa Lucia. Si comincia a costruire le prime case e in meno di 15 anni quella zona, prima ricca di vigneti e gelsi, diventa il quartiere di Santa Lucia (che comprende la via S. Cecilia e la Via S. Antonio).
Luigi Rota