Mozzo/Storia: “Mozzo 15 gennaio 1945…Quel giorno mi andò bene” (racconta Luigi Rota)


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Mozzo 15 gennaio 1945…Quel giorno mi andò bene !Questo fatto successo nel nostro paese tanti anni fa non è mai stato dimenticato. Nel gennaio del 2002 andai in casa della signora Maria Galizzi ved. Pirola in Via Luciano Tironi a chiedere se era disposta a raccontare per il Giornalino Parrocchiale quello che le era successo quel giorno

di fine guerra del 1945. La signora gentilmente acconsente, anzi ,era contenta di parlarne. Inizia raccontandomi che da giovane praticava la bici da corsa e alcune volte usava la motocicletta del fratello Olimpio. (nel 2002 Maria aveva 85 anni). Il padre Emanuele, dice, era un grosso commerciante di carne, ed aveva una ben avviata macelleria alle Crocette, ed era chiamato il papà dei poveri, perché chi aveva bisogno di carne oppure delle ossa per fare il brodo e non aveva soldi per pagare andava da Emanuele e non tornava a mani vuote. Ma ascoltiamo la storia. Cosa successe signora Maria quella mattina del freddo gennaio 1945? Ci racconti. Il fatto successe sul Colle Lochis, nel Palazzo (così lo chiamavano) vicino alla tomba di A.Piatti (per capire esattamente il luogo) dove appena sposata sono andata ad abitare. Avevo 29 anni ed ero madre di un bambino, Gianni, di due anni. In quel periodo ero incinta, naque una bambina , Rita. Mio marito Bepi era militare, ma quel mese di gennaio era a casa in licenza. Vista la situazione militare in alta Italia, Bepi decise di non ritornare in caserma e di stare nascosto nella nostra zona. Qui è megli spiegare com’era la situazione. Gli alleati erano arrivati al fiume Po. I nostri monti brulicavano di Partigiani. I Repubblicani R.S.I. (Repubblica Sociale Italiana) avevano i giorni contati. Infatti il 28 aprile del 1945 Mussolini venne catturato dai Partigiani a Dongo e fucilato il giorno stesso a Giulino di Mezzegra. Allora signora Maria , Bepi ha fatto bene a stare nascosto tre mesi ! Sì, a lui è andata bene ma a suo fratello e al mio fratello no!. Sono rimasti in Russia dispersi. Maria prende dalla credenza una foto dei due giovanotti ritratti assieme, l’appoggia sul tavolo, con una mano strofina il vetro come per fare una carezza dicendo:« Poverini, erano così giovani e allegri e la guerra ce li ha portati via». Un attimo di silenzio e Maria riprende il racconto.Quel mattino, come al solito stavo levando la polvere dai mobili con uno straccio… A questo punto la signora Maria tace, fa un lungo respiro… e prosegue. Mi trovavo nei pressi della finestra(quella che guarda verso Ponte S. Pietro) ad un tratto sento come una sassata. Il vetro si rompe, e contemporaneamente sento una fitta tremenda al braccio destro, tra il gomito e la spalla, non mi rendo conto di cosa sia successo. In un attimo il braccio è tutto imbrattato di sangue, che esce copiosamente dalla ferita. Mi metto a gridare, chiamo mio marito Bepi, che era proprio sotto la finestra, sulla strada, stava parlando con il suo amico Pino Buelli (il pittore). In un attimo sono di sopra, capiscono che è stata una fucilata, la pallottola ha trapassato il braccioed è andata, a conficcarsi nella spalliera del letto. Si rendono conto della gravità del momento, chiamano le donne del vicinato, che mi fasciano stretta. Intanto il Buelli va di corsa a chiamare il dott. Ruggeri che aveva l’ambulatorio alle Crocette nella casa dei Terzi. In meno di mezz’ora, malgrado i 40 cm. di neve che impedivano ai mezzi di circolare, il dottore era in casa mia. Dopo avermi medicato mi consiglia di andare in ospedale per mettere dei punti, ma ho preferito farmi
curare in casa dallo stesso dott. Ruggeri che fece anche la denuncia alle autorità per questa pallottola vagante. Siete venuti a sapere chi ha sparato? e da dove? Il colpo di moschetto è stato sparato da un giovane di 18 anni militare della R.S.I. che transitava a piedi in Via A. Piatti. Giunto a metà strada della Via Piatti dove oggi c’è Via Respighi (li esisteva una grossa cabina elettrica) esplose alcuni colpi in aria con il moschetto 91. Purtoppo una pallottola forse deviata dai fili della corrente elettrica , è arrivata in camera mia ferendomi. Ora la signora Maria mette sul tavolo un documento del Ministero della Difesa nel quale si attesta che, la stessa è considerata persona civile ferita per causa di guerra, e nell’anno 1958 le viene liquidato il danno con una cifra e con la promessa di una piccola pensione in base al grado di invalidità al momento ecc. E la pensione di invalidità è arrivata? Dopo 57 anni dal fatto, non ho saputo più niente, e non mi interessa altro. Posso solo dire che quel giorno, il 15 gennaio1945, mi è andata bene, se no non sarei qui a raccontarla, e ringrazio Dio…perché è mancato veramente poco che fossi colpita in pieno petto.Luigi Rota NB: Il ragazzo che ha sparato,era di Mozzo. Era l’ultimo di sei fratelli, brava famiglia, due fratelli erano al fronte in Russia, ed uno di loro rimase là nelle steppa, disperso. Congedandomi la signora Maria mi disse che non fece causa civile al giovane che aveva sparato, ma lo perdonò.

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