Arnesi da scasso: uno che cosa se ne fa? La legge non ammette conclusioni affrettate. Prima, è la sostanza, il codice puniva con l’arresto da 6 mesi a 2 anni «chiunque, condannato per delitti determinati da motivi di lucro, o per contravvenzioni concernenti la prevenzione di delitti contro il patrimonio, o per mendicità o essendo ammonito o sottoposto a una misura di sicurezza personale o a cauzione di buona condotta». Poi la Corte ha ristretto il campo ai soli pregiudicati, quindi condannati con sentenza definitiva. Anche quando ci sono le prove, è difficile arrivare a condanne elevate. Per il furto, sulla carta vanno da 1 a 6 anni. Ma se si parte dal minimo, ci si mettono le circostanze attenuanti generiche e i riti che scontano la pena di un terzo, può finire tutto con 8 mesi e la condizionale. E anche nelle ipotesi più severe, con le aggravanti, si arriverà pure a 4 anni ma tra appello, affidamento in prova ed altri istituti alternativi, il ladro non starà molto in carcere. Sempre che prima venga preso. È più facile che succeda in flagranza, magari con l’aiuto dei cittadini, come la notte del 31 dicembre, in via delle Valli. Un residente ha visto una luce da torcia nella casa del vicino e poi due uomini scappare. Ha chiamato i carabinieri e nel frattempo li ha inseguiti senza mai perderli di vista. Presi. Morale: erano due albanesi senza fissa dimora che, finiti a processo per direttissima, sono in carcere in attesa di sentenza. Alla fine è un delicato equilibrio tra il bisogno di sicurezza e la garanzia della presunzione di innocenza. Emilio Gueli, presidente della sezione di Bergamo della Camera Penale della Lombardia orientale, mette in guardia: «La tutela della sicurezza passa innanzitutto dalla prevenzione, anche se è certamente più facile dirlo che farlo a causa di evidenti difficoltà oggettive ad estendere in modo capillare i controlli sul territorio e a causa di nuove situazioni soggettive e sociali che rendono sempre più ardua l’individuazione dei responsabili». segue …