
19 Ottobre 2013
Francesca Cenedese soprano
Nicola Reniero organo e spinetta
Concerto straordinario presso la chiesa antica Beata Vergine Immacolata di v. Longuelo a Bergamo ore 21.00
MARIA, SPONSA, MATER ET REGINA
C. Monteverdi (1567-1643)
O quam tu pulchra es (soprano e spinetta)
S. Bernardi (1577-1637)
O dulcissima dilecta mea (soprano e spinetta)
Magnificat
G. Frescobaldi (1583-1643)
Capriccio IV sopra la, sol, fa , re, mi (organo solo)
C. Monteverdi (1567-1643)
Salve Regina (soprano e spinetta)
F. Caccini (1587-1640)
Deh chi già mai (soprano e spinetta)
B. Storace (1637-1707)
Passagagli in la min (organo solo)
T. Merula (1595-1665)
Canzonetta spirituale sopra la nanna (soprano e spinetta)
B. Pasquini (1637-1710)
Partite diverse di Follia (organo solo)
F. Caccini (1587-1640)
Regina Coeli (soprano e spinetta)
LA MUSICA SACRA NEL PRIMO \’600
La risposta del Concilio di Trento, in ambito musicale, alla riforma di Lutero fu tutto sommato abbastanza debole. A parte alcune norme riguardanti il canto gregoriano (che non fu l\’unico genere musicale praticato nella chiesa cattolica) vennero dibattute alcune questioni sulla qualità delle esecuzioni, sul genere di musica, sull\’uso della polifonia, ecc. che qui non è il caso di approfondire. Basta solo ricordare che l\’azione controriformista non ebbe sulla musica un grande impatto, al contrario di quello che ebbe invece la riforma protestante nelle sue diverse ramificazioni, in particolare quella luterana. Ci volle una vera e propria rivoluzione, questa volta sì, però proveniente dal mondo laico – anzi profano – per cambiare veramente le cose.
La fiorentina “Camerata dei Bardi” pose le basi per quella grande rivoluzione che in musica determinò la nascita del teatro d\’opera. L\’elemento più innovativo fu l\’introduzione della pratica della monodia accompagnata, la quale, pur avendo la sua più autentica ragion d\’essere proprio nel recitar cantando, finì per essere adottata anche nella musica sacra e liturgica. Tranne alcuni compositori il cui stile subisce più o meno l\’influsso di queste novità (per esempio Gesualdo) e che mantengono comunque lo stile “antico” nella musica sacra, tutti i musicisti appartenenti alla seconda prattica si può dire che scrivono con uno stile unitario, uguale sia per la musica profana che per quella sacra. In primo luogo Monteverdi. Non che la polifonia fosse del tutto scomparsa, tuttavia essa venne – nella prima metà del XVII secolo – per così dire “semplificata”, ovvero si preferiva utilizzare prevalentemente uno stile omoritmico e in ogni caso il contrappunto (come scriveva Caccini) serviva “per accordar solo le due parti insieme”, vale a dire la parte melodica e il basso continuo. Il basso continuo è un\’altra delle grandi novità introdotte: una linea melodica posta nella parte più grave sulla quale gli strumentisti costruiscono una sorta di “accompagnamento” secondo precise regole.
Anche nella musica sacra (locuzione generica che utilizzo sia per parlare di musica liturgica, sia per definire brani di argomento genericamente sacro, perlopiù su testo latino) si osservano i principi stabiliti nella camerata fiorentina. Il muovere gli affetti soprattutto, ma anche un nuovo modo di ornare le melodie basato, appunto, sulla retorica e sulla rispondenza al significato del testo (la parola dev\’essere signora dell\’oratione, si prescriveva). Inoltre troviamo anche nella musica sacra lunghi e virtuosistici passaggi vocali in corrispondenza di parole particolarmente significative.
Una schiera di compositori, alcuni cosiddetti “minori” (che erano soprattutto i maestri di cappella nelle cattedrali delle città meno importanti o di monasteri) provvide a questo rinnovamento, che tra l\’altro era perfettamente in linea con le indicazioni controriformiste, insieme ai più grandi compositori dell\’epoca; i primi si distinguono per la capacità di scrivere musiche di facile utilizzo, di semplice fattura ma spesso anche di grande efficacia, oltre che spesso ispirate.
Il programma proposto presenta un Magnificat semplice e limpido e il mottetto O dulcissima dilecta mea del veronese Steffano Bernardi, due brani – Regina Coeli e Deh chi già mai sopra l\’aria della Romanesca – di Francesca Caccini (figlia del più celebre Giulio), una sconvolgente Canzonetta sopra alla nanna di Tarquinio Merula e due brani del sommo Monteverdi: una Salve Regina e il mottetto O quam pulchra es.
Nicola Reniero