Mozzo – Laura: «Potevo morire Ora racconto com’è la vita» – L’Eco di Bergamo


Laura: «Potevo morire Ora racconto com'è la vita» - Cronaca - L'Eco di Bergamo - Notizie di Bergamo e provincia

«E io, cambio? O sono la stessa di prima?». È con questa domanda che lei decide, cinque anni dopo, di presentarsi con la sua tesi di laurea davanti alla commissione. Una grande emozione anche per il suo relatore, il direttore del dipartimento di Lettere e filosofia Andrea Bottani. Non c’è equilibrio nello scambio tra professori e studenti. Di solito i primi dalla cattedra danno di più. Stavolta no. Dopo l’incidente, Laura poteva non svegliarsi più, non parlare più, non ragionare, sorridere, camminare, nuotare. Oppure poteva svegliarsi ma, semplicemente, arrendersi.

«Per me lei dormiva – racconta mamma Daniela -. I medici mi dicevano signora, non sappiamo… potrebbe rimanere un vegetale… Ma io non ci ho mai creduto, conosco mia figlia, testarda da morire». E da vivere. «Un giorno è successo. C’era mio marito con lei alla Casa degli Angeli di Mozzo dov’è stata ricoverata per mesi». «Mesi – precisa Laura – in cui l’unica cosa che facevo era respirare». Un giorno muove le dita. «Mio marito era agitatissimo. Mi telefona, Laura mi ha fatto il segno delle corna, dice». Scaramanzia o no, quelle corna sono il nuovo inizio. Resta ricoverata a Mozzo fino a giugno 2008, poi in day hospital fino a settembre, da lì un altro soggiorno di tre mesi alla casa di cura «La Nostra famiglia» a Bosisio Parini, nel Lecchese. A Natale è a casa a Villongo.

Ma l’avanti e ‘ndre negli ospedali per la riabilitazione non è mai finito. Non finisce mai. Nel frattempo però Laura ricomincia la sua vita di ragazza, pian piano torna a muoversi, anche se ancora non è padrona di metà del suo corpo. Testarda com’è, per il momento le basta il resto. Il primo esame a Lettere era previsto il 17 dicembre 2007 e lei lo dà esattamente lo stesso giorno di due anni dopo. Macina esami su esami e avvia il lavoro per la tesi di laurea. «Che sarà su di me – racconta con un sorriso diverso e pieno di grazia -. Sono partita dal mio diario. Quello in cui gli psicologi che mi hanno seguito hanno suggerito di narrare me stessa. Narrare per riannodare l’ora all’allora. Lavoro al tema dell’identità, in particolare analizzando il pensiero di alcuni studiosi che hanno affrontato il prima e il dopo un grave trauma come quello capitato a me. Io ci metto del mio, confrontando la mia esperienza con il loro pensiero».

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