Mozzo – “L’ho uccisa io”, una lettera riapre il giallo di Mozzo – IlGiornale.it


I pm puntano il dito contro i due uomini, padre e figlio. Una ipotesi alla quale nessuna delle 45 parti civili – comprese i tredici fratelli della donna – crede. Anche perché tutti sanno che Gemma era depressa: si era rotta il ginocchio e lei, ancora tanto bella nonostante l’età, non riusciva ad accettare l’idea che potessero amputarle una gamba. E invece no, per i pm è stata ammazzata. Comincia così un calvario giudiziario lungo 14 anni. Dopo cinque assoluzioni (due per Flavio e tre per il padre) tutte annullate dalla Cassazione, il 3 dicembre 2008 i giudici della suprema corte confermano l’unica condanna di entrambi a 22 anni di carcere. Colpevoli. Il movente? Non uno, due: Michele voleva un’altra donna, il figlio Flavio voleva l’eredità. Un macigno per Flavio, che si è sempre proclamato innocente. Non ce la fa a reggere questo peso. Per questo fugge in Brasile appena prima dell’ultima sentenza. Il padre Michele è morto, meno di un anno fa. Ma la «sua» verità su quell’orrendo episodio è saltata fuori all’improvviso con una lettera datata 21 aprile 2008, cioè sei giorni dopo la sentenza di condanna in appello. Michele l’aveva scritta ma l’aveva messa in un cassetto……

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