Mozzo/Storia: L’emigrazione a Mozzo | ARCHIVI AREA DALMINE


L’emigrazione italiana dopo l’Unità.

1.         Il contesto generale.

L’emigrazione europea fra ‘800 e ‘900

Tra il 1820 e il 1914 quasi 60 milioni di Europei lasciarono i luoghi dove erano nati e si trasferirono in altri Stati, spesso oltreoceano. Le cause fondamentali che provocarono questo gigantesco movimento di uomini furono la miseria, la ricerca di una sistemazione migliore e di un lavoro meglio pagato.

L’enorme movimento migratorio, che forse fu il più grande di tutti i tempi, fu una conseguenza dello sviluppo generale dell’economia capitalistica in America e in Europa. L’emigrazione, infatti, fu fortemente stimolata da un lato dall’industrializzazione accelerata degli Stati Uniti e dalla colonizzazione di vastissime terre vergini degli Stati Uniti stessi, in Canada, i Argentina e in Brasile, e dall’altro dall’eccedenza  di manodopera determinata nei vari paesi d’Europa dalla rivoluzione demografica e dall’entrata dei paesi stessi nell’area economica del capitalismo.

Si possono distinguere due direzioni dell’emigrazione verso l’estero:

–         Da una nazione all’altra, ma in Europa: partirono in prevalenza Italiani, Polacchi, Russi, Belgi, Irlandesi verso Inghilterra, Germania, Austria, Francia e Svizzera. Si calcola che questo spostamento abbia interessato circa 10 milioni di persone

–         Da un continente a un altro: gli emigranti lasciarono l’Europa per trasferirsi in America (soprattutto negli Stati uniti, Canada, Argentina, Brasile) e in Australia. Questa è stata l’emigrazione più forte che ha toccato quasi 48 milioni di individui.

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