Mozzo/Bersaglieri: Il capitano che fugge, il bersagliere che resta – « letto su blog del Bersagliere di Mozzo


Russia, 26 gennaio 1943, la sacca di  Nikolajewka. I soldati italiani stanno per essere completamente circondati dai russi. Circondati e annientati. In uno sforzo immane alpini e bersaglieri rompono la sacca e iniziano a ripiegare: quella che sarà la tragica ritirata di Russia. Bisogna però coprirla quella ritirata. Occorre che qualcuno rimanga indietro, tenga a bada i nemici, lasci il tempo agli altri di sganciarsi. A chi comandarlo? Come si fa a comandarlo a qualcuno? Un giovane lombardo allora si fa avanti, e dice: “ Resto io!”. Resterà lui, in una buca, da solo, con una mitragliatrice che s’inceppa per il ghiaccio. Solo, senza alcuna speranza di sopravvivere, di rivedere la sua famiglia, la sua casa, la sua fidanzata. Solo. I compagni sono titubanti, non vorrebbero… “Andate, andate, non perdete tempo, ci penso io”. Sa di morire, sa che indietro non potrà più tornare. Si sacrifica per gli altri. Lo fa. E’ un storia vera. Uno dei tanti atti di eroismo magari sconosciuti.

Che stridore pensare al bersagliere e a quel comandante di una nave di lusso. L’uno, che si sacrifica per il suo reggimento, per i suoi “camerati”, per i suoi amici. L’altro, che fugge per primo, che abbandona i “clienti”, ma anche i suoi uomini. Che stridore!!!

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